E' una goccia di sangue
che riempie gli occhi,
una screziatura di porpora
che invita all'inchino
al cospetto del tuo re.
Signore, padrone, sire:
a voi chiedo il perdono
per i pensieri che non ho,
per le parole che non dico,
chino umile il capo.
E berrò dalla vostra coppa
ornata di gemme
e di veleno colma:
perdonatemi, maestà,
se muoio per voi.
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